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Basta sintonizzarsi su una qualunque delle reti televisive nazionali e non per rendersi conto di quanto sia stato sproporzionato battezzare la frana di via Garibaldi come dissesto idrogeologico.

In Emilia Romagna una furia devastatrice incontrollabile ed incontrollata della natura si è portato via diverse vite lasciando dietro di sé danni che non sarà facile calcolare.

Qui a Genazzano, in via Garibaldi, il danno, locale e localizzato, non è stato causato dalla furia della natura; più probabilmente dal mancato monitoraggio o dalla mancata manutenzione di impianti di modesta entità (perdite da condutture, scarsa regimentazione delle acque piovane, …). E’ comunque danno perfettamente calcolabile che sta lì da oltre una dozzina d’anni.

In Emilia Romagna alla fine si andranno a cercare le responsabilità. Le varie retoriche tireranno fuori di tutto e di più fino al mitico riscaldamento globale. Come se saremmo capaci di vivere senza riscaldamento e aria condizionata, senza automobili… senza sfruttare tutto quello che è sfruttabile.

Qui a Genazzano, da quanto si sa, le responsabilità non sono state trovate. Da più parti molti giovani sono partiti per l’Emilia Romagna per dare una mano a quelle genti sfortunate. Succede ad ogni catastrofe; cinquant’anni fa l’alluvione di Firenze (1966). Allora come oggi furono chiamati angeli del fango.

A Firenze, fra le tante cose che bisognava fare, quei giovani si presero cura dei beni culturali che rischiavano di andare perduti per sempre: un pezzo della storia di tutti noi, ma anche un pezzo del loro futuro.

In questi giorni a Ravenna per limitare i danni al centro storico ed ai suoi beni culturali l’amministrazione ha ritenuto deviare l’esondazione di un fiume verso terreni coltivati da una cooperativa locale fino ad allora risparmiati dal disastro.

Fortunatamente e intelligentemente, con l’assenso di quella cooperativa. Quando dopo la tempesta tornerà la quiete qualcuno dovrà fare la conta dei danni, qualche altro invocherà l’azzeramento delle famigerate burocrazie, che poi altro non sono se non le regole che chi si occupa di queste questioni dovrebbe rispettare.

Comunque pare che per il futuro questi signori possono tutti stare più tranquilli: arriva di gran carriera il Codice Salvini a superare la burocrazia con l’assoluta discrezionalità in tutte le scelte.

Speriamo si ricordino (magari con discrezione) di esaminare le varie possibilità per la ricostruzione (un obbligo fissato dal Codice vigente, non un capriccio) e scelgano le più convenienti per tutti noi.

Qui a Genazzano il bene culturale rappresentato dalla Villa Colonna non suscita alcun interesse nell’amministrazione Cefaro e nella sua maggioranza se i progetti (i così detti definitivi derivati dal progetto Astral/Maggi) che quel bene vogliono semplicemente cancellare sono stati approvati evitando accuratamente e pervicacemente ogni confronto con altre soluzioni possibili.

Chissà. Magari dalle analisi costi benefici di quelle soluzioni verrebbero fuori costi e tempi minori, minori disagi per la popolazione residente nei paraggi (che si troverà a convivere con le polveri più o meno sottili, con i rumori, con le difficoltà del collegamento anche pedonale con il paese, … per un periodo non inferiore – stando alle carte – all’anno e mezzo dall’inizio ancora di là da venire), riuso intelligente di quei beni immobili che si vuole demolire, … in ultimo rispetto per il bene culturale, per la storia di Genazzano, e per noi che quelle analisi vorremmo ci fossero.

Peccato che quei sei consiglieri che rappresentano una parte dei genazzanesi e che hanno consentito al progetto Astral/Maggi di sopravvivere non abbiano di queste curiosità. Soprattutto a loro giro l’immagine apparsa su fb nei giorni scorsi che insieme a molte altre di pittori e incisori famosi dei secoli scorsi testimonia quel luogo che il progetto dell’amministrazione Cefaro intende buttare alle ortiche.

Alberto Ciccognani per Metropolis ‘22
Presidente Massimo Corridori