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Il romanzo d’esordio di Mattia Corrente, pubblicato da Sellerio, è uno dei libri in gara nella XIII Edizione del Premio Letterario Caffè Corretto – Città di Cave.

Una storia che parla di sparizione e ritrovamento. Un viaggio a ritroso alla ricerca di indizi sepolti, oggetti che ancora trattengono qualcosa delle vite di cui hanno fatto parte.

“Da quando sei scomparsa inizio a dimenticare. In ogni ricordo di noi ci sono soltanto io. Tu non ci sei più. Parto, guardami, Anna. Un vecchio con una valigia, che parte, con la speranza di ritrovarti”.

Severino indossa una camicia, i pantaloni di velluto e un borsalino sulla testa. È il primo ottobre, il vento è gelido e un uomo di 80 anni lascia Stromboli alla ricerca di sua moglie. Sono passati trecentosessantacinque giorni e un mese da quando Anna è scomparsa, e negli occhi di lui quell’ultima immagine che la ritrae di spalle mentre torna alle faccende domestiche.

Di tutte le cose che vorrebbe essere, Anna è sempre qualcos’altro. In lei c’è il seme della libertà, ma è un’eredità che non ha spazio e ossigeno per germogliare. D’altronde, che cosa potrebbe diventare?

“La libertà è sapere dove non vuoi più stare“.

Di tutte le cose che potrebbe essere, La fuga di Anna non è un romanzo scontato, non è una storia irreale o distante nel tempo e nello spazio; ma soprattutto, non si può contenere in poche righe. Non solo per la struttura del libro poggiata su piani temporali diversi, neanche per i cambiamenti dei punti di vista dei personaggi che si avvicendano. La difficoltà più grande consiste nel dover fare i conti con quel sentimento di libertà costretto a deflagrare all’interno. È un’esplosione sorda che non si esaurisce, perché più forte di qualsiasi tentativo di arginamento.

Solo che la sostanza instabile sei tu, con la tua identità confusa e remissiva, le cause esterne sono gli altri che, per consuetudine o troppo amore, ti hanno assegnato un ruolo che senti stretto. Come un abito da sposa che non è il tuo, nel giorno di un matrimonio che non hai mai desiderato. 

“Anna impugna la collana. Vorrebbe strapparla via dal collo, ci sarebbe un’esplosione di perle che rimbalzerebbero sui mattoni di cotto, rotolerebbero ovunque e lei urlerebbe a squarciagola che non si sposa più“.

La fuga di Anna raccoglie storie che portano addosso il colore della Sicilia, unisce memorie, vite che avrebbero potuto essere ma non sono state. Alla base c’è un amore smisurato di una moglie verso il marito e di una madre verso le sue figlie gemelle, così identiche eppure così diverse, entrambe desiderose di compiacerla. Tutti elementi, apparentemente sparsi, legati nella riflessione e nella trama e rinchiusi nella pancia di una bambola con il sorriso cucito al contrario.

Severino racconta dal presente ma vive nel passato. Anna parla dal passato ma ha già raggiunto il suo presente. Tra di loro c’è Peppe, quel papà che non ha lasciato traccia ma ha impresso un segno indelebile nella vita di tutti.

La sua voce suona come un’eco senza tempo che sembra ripetere “Anna e Peppe sono liberi. Anna e Peppe devono fare solo quello che ad Anna e Peppe va di fare”. Tutti insieme ci ricordano che per ogni libertà che uno ottiene un altro la subisce. E quel desiderio smisurato di libertà può diventare la catena più difficile da spezzare.

Mattia Corrente, scrittore messinese classe 1987, è autore di un romanzo di feroce verità ma anche di speranza, suggerendoci che, a volte, il destino è una questione di scelte.