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“Sapere chiama sapere, libertà chiama libertà”

Il bianco è la somma di tutti i colori dello spettro visibile, riflette e diffonde le onde luminose senza assorbirne alcuna. Per contro, il nero assorbe tutte le radiazioni senza restituirne alcuna. Se è vero che i colori nascondono un’indole, quella del bianco e del nero è intransigente, evoca tutto o niente.
Niente, come quello che resta al passaggio dell’ombra nera della guerra. Tutto, come i motivi che spingono a costruire un mondo in cui sentirsi liberi.

Siamo a Nùoro, è il 1924, e Anne Marie muore per la prima volta. A riportarla al suo “destino non scritto” è Elia. Sono solo dei bambini quando le loro vite si incontrano, calpestano la stessa terra ma sono separati da un confine invisibile che qualcun altro ha tracciato per loro. Lei figlia di un imprenditore antifascista e di una nobildonna francese, lui figlio del Podestà di Nùoro fedele al Duce. Sembrano le premesse di una storia che ha come protagonisti gli sfortunati amanti della letteratura, ma è solo l’inizio di un lungo viaggio da cui non si può far ritorno. Non come si è partiti.

“Il vento ci porterà” è un raccoglitore di tanti temi e riflessioni, che si mescolano con la vita di una donna impegnata a costruirsi un’identità e a combattere per potersi esprimere e agire senza costrizioni. Per poi scoprire che “la libertà o è di tutti o non è di nessuno”. È un sentimento, ma anche una responsabilità. E a volte richiede di scegliere quale ramo tagliare per fiorire in nuove direzioni. La vita di Anne Marie attraversa il tempo e lo spazio: pone le basi a Nùoro per poi uscire oltre confine e approdare nella Spagna della guerra civile. Dal verde e l’azzurro di Santa Lucia all’alba di fuoco della Sierra.

Ciro Auriemma racconta un passato che a noi appare lontano, ma che in alcuni posti del mondo costituisce il presente. A rendere la vicenda singolare è il linguaggio, evocativo e ricercato, in grado di elevare gli eventi narrati in una dimensione in cui invenzione e storia fanno vita comune e l’una rende più tollerabile l’altra. Quel linguaggio capace di tingere di colore gli accadimenti che nei libri sono rappresentati in bianco e nero e, contemporaneamente, bagnare dello stesso colore i sentimenti a cui essi sono legati.

Nero è paura, odio e un sonno senza sogni. Rosso è passione, rabbia e una macchia che si allarga sul petto. E il bianco? A questo colore che è luminosità e pulizia, freddezza e pace, che riflette e diffonde, a volte viene affidato il compito di coprire tutti gli altri.

“Un fiocco ancora, e ancora, e ancora un altro; è strano questo loro scaldarti di freddo e di pace. Il bianco, vedrai, pian piano si deporrà su ogni cosa, cancellerà il sangue versato, mondandoci dal male fatto e subìto e riparando i torti”.