Polucci
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Cristiana quali sono le funzioni, le responsabilità ed i doveri di un medico, cosiddetto di base!?

Rispondere a questa domanda mi richiederà un po’ di tempo e soprattutto riflettere sulla mia professione che oramai faccio da più di 25 anni . Comincio con il dirti che la definizione di medico di base non piace a molti miei colleghi, quella condivisa, che nasce dal corso di formazione obbligatorio per fare questo mio lavoro è medico di medicina generale. A me non dispiace, io sono il medico di tutti…e spesso quello che dovrebbe visitare il paziente per primo, proporre una strategia di diagnosi e cura che poi si interfaccia con gli specialisti e se necessario li coordina.

Per questo non mi dispiace quando mi definiscono  così, non lo trovo riduttivo; a me piace dire che sono medico di famiglia: conosco vita, morte e miracoli dei miei pazienti, spesso riesco a proporre percorsi di medicina preventiva individualizzati proprio per questo; conoscere la storia familiare  dei pazienti mi aiuta a essere più in sintonia con loro, condizione indispensabile per la riuscita di qualsiasi cura.

Come vedi indirettamente ti ho già risposto, le funzioni di un medico di medicina generale  sono quelle di assistere il paziente nel corso della sua vita, istaurando un rapporto di fiducia reciproca per gestire la salute , fisica e mentale, in un atteggiamento dì corresponsabilità; prevenire le malattie , collaborando anche con i servizi preposti, l’educando e sostenendo le persone che gli si sono affidate. La responsabilità principale , che in fondo è il suo primo dovere,  è fare il suo lavoro in scienza e coscienza, cioè aggiornandosi e collaborando con le altre figure sanitarie, consapevole che i propri limiti si possono colmare solo con l’umiltà e nella condivisione.


Il medico di base è colui che conosce il proprio paziente nel proprio territorio a 360°, perché l’ente superiore in caso di emergenza sanitaria non vi interpella, anche a livello organizzativo per primi ? come è successo negli ultimi anni ?

Quanto dici è verissimo, non spessissimo conosciamo molto bene i nostri pazienti,  le loro condizioni di vita, i loro disaggi è molto spesso i loro sogni, perché non ci interpellano dovremmo chiederlo a loro. Io credo che per gli enti superiori, per esempio la Regione, ascoltarci vorrebbe dire modificare il paradigma che attualmente sostiene i nostri politici. Mi spiego , spesso chi ci governa ha un’idea, crede che sia la migliore, e fa di tutto per realizzarla; le persone sono considerate… fruitori.

Cambiare il paradigma vuol dire: io sono stato eletto per migliorare le condizioni dei cittadini, tutti anche di chi non mi ha contribuito ad eleggermi, devo ascoltare le loro istanze, pensare e studiare una soluzione e poi procedere. Bisogna usare prima le orecchie e poi la bocca … esattamente il contrario di quello che accade oggi.La pandemia che stiamo vivendo ci ha evidenziato quanto importante sia collaborare.. ci ha colpito di sorpresa, impreparati ..se avessimo unito le forze sono sicura che anche nel Lazio, che è un’eccellenza , si sarebbe potuta risparmiare qualche vita. Un esempio tra tutti la mia amica Erminia che è morta dopo aver contratto il virus, paziente fragile , non aveva ancora fatto il vaccino a metà aprile!

Come siete organizzati a livello informatico in collegamento con le strutture superiori pubbliche?

Il collegamento informatico è diventato essenziale per la nostra professione. Ricordo di aver iniziato appuntando la scheda dei pazienti e le informazioni sanitarie su delle schede acquistate da Buffetti, ora il gestionale che utilizziamo ci mette in comunicazione con la Regione e in tempo reale invia al sistema MEF ( ministero della finanza) tutta una serie di dati, tenendo sotto stretto controllo la spesa farmaceutica per ogni paziente e la correttezza delle prescrizione, motivo quest’ultimo di discussione quotidiana dei pazienti che vorrebbero “mutabili” prestazioni o farmaci che non lo sono. Ovviamente è tutto a nostre spese e le informazioni in entrata, cioè quelle che dovrebbe darci, per esempio la Regione, sono spesso limitate e tardive, un esempio tra tutti l’ impossibilità ad oggi di avere un  elenco completo ed aggiornato delle persone vaccinate per il covid, dovremmo scaricare i dati per ogni singolo assistito. 

Tu rispetti molto la tua professione ed inoltre trovi il tempo per fare molto volontariato, anche molti tuoi colleghi, potresti spiegarmi questa forza

Vivere le persone così come lo può fare un medico e soprattutto il medico di famiglia dà la possibilità di conoscere le reali esigenze delle persone, se poi si ha la vocazione al volontariato o alla politica il passo è breve, si sente la necessità di cambiare le cose e quindi l’impegno in prima persona viene automatico, il tempo poi si trova… per le cose importanti il tempo lo troviamo sempre tutti! 

Cristiana hai mai pensato di istituire con le associazioni di volontariato, un corso informativo per gli assistiti dei medici di base, riguardante la gestione della propria persona , l’ansia e come gestire la propria emergenza medica, senza cascare nelle paure e nelle corse verso i pronti soccorsi o altro?
Nel 1997 cominciai questa professione, dopo qualche anno ci furono in Italia le  morti di alcuni giovani per una nuova sostanza, l’ecstasy, con la dott.ssa Fortuna , una amica psicologa, e alcuni amici organizzammo una serie di incontri per informare i miei giovani pazienti sui rischi che correvano; nel corso degli anni la professione è cambiata, la burocrazia ha avuto il sopravvento, la tua domanda mi provoca e mi stimola a ritornare alle origini …. è una buona idea, grazie per avermela suggerita, sono sicura che il momento è propizio.

Cristiana quando un medico si dedica anche alla politica, perchè da molti venite additati di non avere rispetto del proprio lavoro e di perdere tempo che potreste dedicare allo studio? Cosa vi spinge a farlo?

A questa domanda ho in parte risposto, un impegno politico viene incentivato dalla conoscenza della vita reale, non credo che il mio impegno politico, così come quello dei miei colleghi che magari hanno responsabilità maggiori delle mie, possa limitare la professione. Sono certa che sia un valore aggiunto. Io, nello specifico, non facendo attività privata sono un po’ più libera …. la nostra professione non è mica schiavitù! 

Cristiana perchè a volte avete della tensione con propri assistiti, quali sono le pretese degli stessi?

Purtroppo i pazienti sono vittime di una situazione sanitaria in stato di emergenza da troppo tempo, prima la Regione Lazio era in deficit e doveva rientrare..come l’ha fatto? Riducendo i servizi e bloccando le assunzioni… poi è arrivato il COVID… i medici di famiglia sono sempre stati presenti … a volte in grandi difficoltà e gestendo  tutte le incertezze politiche, unico baluardo alla confusione.. le persone sono impazienti, a volte esasperate.. ci sono poi coloro che pensano di essere informati e sono quelli più ingestibili perché  confondono l’informazione con la conoscenza ! Il rapporto medico / paziente è il rapporto che più risente dei cambiamenti culturali.

Cristiana Ti ho intervistato a Te che sei il mio medico, ci siamo confrontati su vari argomenti più volte, sai quello che penso di Te , vorrei evidenziare l’importanza del medico di famiglia , che non è o non dovrebbe essere assolutamente la coda della sanità, secondo me è in assoluto il punto di partenza coordinativo, per tutti noi. Credo che la sanità pubblica dovrà riconquistare la posizione di anni fa, e non dovuta al mal funzionamento degli operatori sanitari, persone stupende e meritevoli, ma di una organizzazione che non c’e più, ai tagli fatti alla sanità in modo poco ponderata.

Persone come Voi, a volte non vengono capite, siete persone come le altre con i propri umori , con i propri difetti e pregi, ci ricordiamo di Voi già da quando abbiamo un semplice mal di stomaco…