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Determinazione, Desiderio, Difficile. No, non è una connotazione caratteriale, Difficile è il nome della libreria indipendente gestita da Ylenia Del Giudice, all’interno del Bistrot Peperoncino e Miele a Palestrina.

La libreria, una rarità nel territorio, ha aperto ufficialmente al pubblico il 26 aprile, ma ha iniziato a prendere forma a Marzo 2021; oggi è un punto di riferimento per tutti i paesi del territorio prenestino, e non solo. Definire una libreria indipendente come un’attività commerciale libera, quindi non legata a gruppi editoriali, non basta a raccontare la Difficile di Ylenia, e soprattutto non rende giustizia al lavoro, la passione e la costante ricerca che è dietro ogni scelta. Viene meno anche il significato dell’esperienza intima, e del tutto personale, che il lettore desidera tanto quanto l’incanto, come a volersi perdere in storie (già sentite o meno, non importa) raccontate con parole nuove.

A rendere speciale questo luogo è la proprietaria: Ylenia racchiude in sé la figura della libraia vecchio stile, ma con un modo fresco e originale di raccontare le storie che vivono sugli scaffali. L’interesse a vendere libri è legato al desiderio di “fare del bene”: potere che appartiene alla lettura quando, sfiorando le vite altrui, è in grado di alleviare quel senso di solitudine che ci accomuna e distingue gli uni dagli altri; o quando permette di ripercorrere le esperienze passate per conferirgli finalmente un senso.
Uno spazio raccolto ma ricco, un angolo dedicato all’usato e al verde, il tutto gestito da una libraia appassionata e aperta al dialogo; perché la libreria è anche questo, pluralità e fiducia.

Ylenia, la libreria si trova all’interno del Bistrot Peperoncino e Miele, un accostamento affascinante, com’è nata la vostra collaborazione? È una storia molto simpatica. Eravamo a cena, era il momento delle domande imbarazzanti, quando mi chiesero che cosa volessi fare da grande io risposi la libraia. Dal nulla è nato il mio sogno.

Nei primi sei mesi del 2021 il mercato del libro ha subito una crescita notevole, rivelando una maggiore propensione alla lettura rispetto agli anni passati, anche grazie al digitale. Per un lettore, però, la carta possiede un fascino intramontabile. Chi sono i lettori di oggi? Non posso darti una risposta precisa sul target, però posso dirti che i lettori della Difficile, o che ho avuto modo di conoscere come lettrice e caporedattrice, sono persone annoiate. Il lettore di oggi è esigente, cerca una chicca, qualcosa che sia diverso dal solito, ma che allo stesso tempo abbia un punto fermo all’interno, una sorta di abitudine che lo faccia sentire al sicuro.

Di che cosa ti occupavi prima di aprire le porte della Difficile? Ho avuto diverse esperienze che non avevano a che fare con il tema della libreria, fino a quando ho iniziato a lavorare come allestitrice in una tipografia. Poi nel 2016-2017 ho iniziato a scrivere per Parte del discorso, e lì ho potuto dare libero sfogo a quella che, secondo me, è la mia attitudine e la mia passione. Iniziai a scrivere articoli sulla società e sui fenomeni che la interessano, ma soprattutto di letteratura.

Ylenia che cosa legge? Ti direi un po’ di tutto, ma non è vero. Leggo, spesso e volentieri, cose che hanno a che fare con l’antropologia, o comunque con un ritorno alle origini, che è una specialità di Exòrma Edizioni; amo i racconti americani, da qui la scelta di Carver sugli scaffali; sono una patita delle storie d’amore, non necessariamente a lieto fine, per questo trovi in libreria Atlantide; molto spesso leggo saggi che non conosco affatto e vorrei approfondire.

Che cosa offri al lettore nella Difficile? Si concretizza quello che normalmente faccio quando parlo di un libro: racconto la carta, la copertina, che cosa ha rappresentato per me quella lettura, che non è detto debba essere condiviso. Mi capita spesso di pensare pacchetti, ognuno dei quali è diverso da quello precedente e da quello che verrà dopo, ed è associato alla persona che lo riceverà. Normalmente rivolgo due domande ai lettori che mi chiedono un consiglio: se il libro deve essere letto in tempi recenti, o lasciato in libreria in attesa di venir fuori; la seconda domanda è “Come stai?”. La libreria è un punto di dialogo non solo con la libraia, leggere è una cura dell’anima e il libraio dovrebbe saper accogliere tutta la parte emotiva che arriva insieme al lettore.

Foto di Flavia Mancinelli – Studio Loreti Foto

Raccontaci del nome che hai scelto per la tua libreria. Da quando sono nata mi sento dire che tutto quello che voglio fare è difficile, la libraia lo è. È difficile vivere solo con la libreria, è difficile che qualcuno oggi legga, è difficile far passare la bellezza di questa cosa e pensare di poter rieducare alla lettura, che fondamentalmente è quello che vorrei fare io.

È arrivato il momento dei consigli di lettura. Il primo è “Le città invisibili” di Calvino, perché seppur con un linguaggio meno vicino a noi, mette dentro il tema della comunicazione, della fantasia e di un viaggio dove ogni terra è una terra a sé, impossibile da paragonare, con caratteristiche diverse da tutte le altre. Un viaggio nelle città ma anche nell’animo umano. Il secondo è “Ritratto di Jennie”, perché Robert Nathan è l’autore che per eccellenza si è aggiudicato il premio “libro coccola” dalla sottoscritta. È degli anni ’40 ma non si percepisce alcuna differenza. Scava nelle abitudini umane in poche pagine, accompagna il lettore verso una carezza e una coperta calda. Difficile pensare di poter chiudere questo romanzo sotto una sola etichetta. Per il terzo consiglio mi viene da dire, ancora una volta, “I superflui” di Dante Arfelli. Racconta della vita del dopoguerra in Italia, di chi non riesce ad investire energie per mantenersi un lavoro o tener fede a una promessa. Un romanzo con i suoi tempi, ma dei nostri tempi, nonostante sia decisamente meno recente.