reato di molestie
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a cura della Dott.sa Martina Taurone dello Studio Legale Pasquazi & Partners – Roma-Cave-Tivoli

Occhio cari romanticoni che il corteggiamento insistente può integrare gli estremi del reato di molestie.

La Corte di Cassazione ha recentemente sancito, con sentenza nr. 7993 del 2021, che “Configura il reato di molestie un corteggiamento ossessivo e petulante, volto ad instaurare un rapporto comunicativo o confidenziale con la vittima, manifestamente a ciò contraria, realizzato mediante una condotta fastidiosa, pressante e diffusa reiterazione di sequenze di saluto e contatto, invasive dell’altrui
sfera privata, con intromissione continua, effettiva e sgradita nella vita della persona offesa e lesione della sua sfera di libertà.”

Precisamente la Suprema Corte confermava la sentenza di condanna della Corte d’Appello territoriale a tre mesi di arresto dell’imputato che chiameremo “Tizio”, per il reato di molestie, dichiarando inammissibile il ricorso dinanzi a sé presentato dallo stesso.

La vicenda trae origine da un corteggiamento definito “petulante, sgradito e molesto” perpetrato da Tizio a danno di una donna, che chiameremo “Caia”. Teatro di tali odiosi atteggiamenti il posto di lavoro ed alcuni bar della città in cui i due vivono.

Più specificatamente il comportamento di tizio si concretava in: “saluti insistenti e confidenziali con modalità invasive della sfera della riservatezza (in un’occasione abbracciandola); gli incontri non casuali e cercati nel bar dove lavorava la vittima (in cui l’imputato entrava ripetutamente con pretesti, senza consumare nulla, ma con il solo scopo di incontrare la persona offesa e tentare approcci con lei), come anche per strada inseguendola e salendo sul suo stesso autobus; la sosta sotto la sua casa” il
tutto nonostante il disappunto della vittima, che ha dimostrato di non gradire questo
corteggiamento ossessivo.

Tizio per questi fatti veniva condannato sia in primo che secondo grado alla pena detentiva, come già specificata, e ad un risarcimento per Caia, costituita parte civile, di 4.000,00 euro. Tizio ricorreva alla suprema corte ma non otteneva soddisfazione per le sue ragioni. Infatti i Magistrati di Piazza Cavour, dopo aver vagliato i motivi di ricorso, lo dichiaravano inammissibile osservando come la sentenza di condanna fosse perfettamente uniformata al principio costantemente affermato dalla stessa Cassazione secondo cui “ai fini della configurabilità del reato di molestie previsto dall’art. 660 cod. pen., per petulanza si intende un atteggiamento di arrogante invadenza e di intromissione continua ed inopportuna della altrui sfera di libertà.”

La Corte riteneva quindi che tizio sia dal punto di vista dei comportamenti, che della consapevolezza di essi, avesse integrato il reato di molestie. Ed infatti, in riferimento al cosiddetto “elemento soggettivo” veniva affermato come ai fini della configurazione del reato di molestie, sia sufficiente la coscienza e la volontà della condotta e la consapevolezza che questa è idonea a molestare o disturbare il soggetto che la subisce.

Nel caso in esame Caia, reiteratamente e vibratamente, aveva manifestato a Tizio di non gradire un corteggiamento di così “arrogante invadenza” ed “intromissione continua ed inopportuna” della propria sfera privata del che certamente non si poteva affermare che egli non fosse consapevole della gravità di quanto poneva in essere.

Dott.sa Martina Taurone