La Chiesa di Sant’Antonio Abate a Ferentino (FR) non finisce di stupire.
Dopo la recente scoperta, a cura del ricercatore irpino Marco Di Donato, di un labirinto medievale inciso all’interno di una chiesa appartenuta all’ordine dei monaci “celestini”, altre tracce del passato sembrano emergere dalle mura di questa storica chiesa.
Infatti, nei giorni scorsi Marco Di Donato si è nuovamente recato a Ferentino e questa volta, scala alla mano, è salito ad oltre 2,5 metri di altezza per vedere meglio da vicino il labirinto e cogliere ulteriori particolari.
Di fatto bisogna dire che sin dalla scoperta iniziale erano emerse altre incisioni quali pavoni, un quadrato con un rombo al centro, degli omini stilizzati ed un altro labirinto non completato che a primo acchito poteva sembrare l’inizio di un nodo di Salomone o nodo cruciforme – simbolo di eterna unione e protezione –.
Ma dal sopralluogo effettuato nei giorni scorsi sono invece emersi ulteriori interessanti elementi.
Sono stati individuati 5 pavoni incisi, alcuni dei quali davvero ben definiti anche nel piumaggio, il cui significato simbolico rimanda all’amore, longevità e rinascita. Inoltre, sotto uno di questi, vi è un uovo, simbolo di rinascita a nuova vita.
Quel che sembrava l’inizio di un nodo di Salomone è in realtà un labirinto – di maggiori dimensioni – ma non completato, al cui centro è ben visibile una croce. A tal riguardo non bisogna erroneamente ritenere che il labirinto abbia al centro una croce (facendo una sorta di parallelismo con il Cristo nel labirinto di Alatri) in quanto vi è da dire che la realizzazione di un labirinto unicursale parte sempre da una croce al centro dai cui bracci si dirama poi il percorso.
Altro interessante simbolo qui rinvenuto è il quadrato con al centro un rombo. Simbolicamente il quadrato indica la Gerusalemme Celeste in quanto viene rappresentata con una pianta quadrata che indica la perfezione raggiunta. Il rombo – o losanga – è invece simbolo di indistruttibilità ma anche del doppio ternario poiché formato da due triangoli sovrapposti uno con il verso che guarda in alto e l’altro con il verso puntato in basso che rappresenta quindi l’unione del divino con il terreno.
Vi sono inoltre alcune figure stilizzate umane una delle quali sembra raffigurare un monaco.
Ma quel che più sorprende è che oltre ai due labirinti ne sono stati rinvenuti altri due per un totale quindi di quattro labirinti. Un vero e proprio record per una chiesa italiana.
Infatti, vicino al labirinto più grande (quello non completo) è possibile vedere, purtroppo quasi completamente distrutto dalla caduta dell’intonaco, un’altra incisione che ha tutti i presupposti per essere un labirinto. Sono infatti visibili parte dei cerchi e del percorso anche questo unicursale.
Il quarto labirinto invece non è di forma circolare come gli altri tre, ma bensì a forma quadrata.
È davvero incredibile il numero di labirinti qui presenti che, sebbene non tutti completati, portano gli studiosi ed appassionati di storia e misteri dell’arte a interrogarsi sui committenti e/o realizzatori di queste incisioni.
Infatti, quando i labirinti vengono commissionati, i cerchi sono solitamente realizzati con compasso. In questo caso, invece, sono realizzati e mano ma risulta comunque difficile pensare che un pellegrino di passaggio possa essere salito ad oltre 2,5 metri di altezza ed incidere i labirinti e gli altri simboli. È più presumibile ritenere che possano essere stati realizzati da chi, con tutta calma, soggiornava in questo luogo. Il mistero rimane… e soprattutto questa chiesa può essere definita come una vera e propria “chiesa dei labirinti”.