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Ne sono passati di anni dai quei giorni di inizio millennio i quali, a rispetto delle più rispettabili tradizioni, annunciavano l’arrivo di una “terra promessa”. Invece, e senza rendercene completamente conto, con tanto di Unione Europea, Euro e globalizzazione siamo precipitati in una voragine del fondo della quale connota il tempo che viviamo caratterizzato da un’ansia collettiva per cui nessuno più si sente sicuro. La condizione economica e sociale universale è  destabilizzata e incerta mentre tutto è destinato ad aggravarsi.

Come in un pauroso ritorno all’ottocento viviamo in un mondo senza protezione sociale mentre il sistematico crollo del Pil e della produzione industriale, fagocita, con l’esplosione della povertà e della disoccupazione giovanile, l’insicurezza che ha investito tutti: i lavoratori di ogni categoria sottoposti ad “insicurezza di lavoro” ed persino le categorie più forti. Quali la borghesia manifatturiera, le piccole e medie imprese, costantemente a “rischio di fallimento”. La classe operaia è paralizzata dalla paura della disoccupazione e dal regime a cui è sottomessa nella maggioranza delle imprese con contratti intermittenti e a tempo breve. Un’intera generazione di giovani che sprofonda nella sotto occupazione, precaria e mal pagata, resta esclusa dalla vita sociale, dalla possibilità di fare un progetto, una famiglia e dei figli. L’instabilità e il rischio riguardano perfino i conti correnti e le banche, un tempo fortini inespugnabili.

Nemmeno i pensionati possono più sentirsi al sicuro. Con il cosiddetto ascensore sociale bloccato è diventato un lusso perfino far studiare i propri figli e rischia di dare il colpo di grazia alla stessa democrazia, già mal ridotta. Del resto l’esperimento dei demirughi dell’Unione Europea è stato condotto proprio per arrivare a una sorta di Super Stato che allontanasse i popoli dai centri decisionali. Con i trattati di Maastrich sono stati rottamati, sull’altare del Dio Mercato, la piena occupazione, il welfare state 

e il benessere diffuso. Ai governi nazionali sono stati progressivamente sottratti i poteri e gli Stati sono stati spolpati dalle privatizzazioni e sottoposti alla dittatura del mercatismo con una perdita radicale di sovranità da parte dei popoli. Correlato a tutto questo troneggia l’autentico tranello della Moneta unica meglio nota come Euro.

Quello che l’uomo della strada, fosse anche il più ignorante ed incompetente, dice consiste nel di lui rapportarsi alla realtà concreta: quella a sua disposizione e non quella rinchiusa nei corridoi, negli uffici o nei risvolti mentali di chi conti o creda di contare. E’ il cosiddetto conto della serva. Di quanto si è ridotto il potere d’acquisto del consumatore italico dall’entrata in vigore dell’Euro? 

La banconota verde da cinque euro rapportata a quella blu da diecimila lire risulta spendibile in giuste proporzioni? Basta uscire di casa con questi cinque euro cartacei per ben accorgersi quanto di più si ottenesse con quelle vecchie diecimila. Purtroppo un cambio perverso, incontrollato ma appositamente studiato ha fatto raddoppiare prezzi e costi senza che le retribuzioni ed i salari, ovverossia le entrate, lievitassero proporzionalmente. Gli italiani e l’Italia che lavora sono stati terribbilmente impoveriti con codesta nuova assurda moneta  parlare, blaterando, in nome della più “alta e recondita strategia economica” non si può. Sarebbe di pessimo gusto.

Pietro Patriarca